A volte bisogna lasciare andare la famiglia
Cari Amici, come sapete le mie note sono il frutto dell’esperienza e dell’osservazione di ciò che mi succede intorno, e quando nell’arco di pochi giorni più di quattro o cinque persone mi propongono lo stesso identico problema, oltre a risuonarmi dentro personalmente, capisco che è arrivato il momento di riflettere e andare in profondità di quel conflitto che vedo nei loro cuori e nei loro occhi.
Quello di cui parlo oggi si riferisce ai rapporti che abbiamo con i familiari: genitori, figli, fratelli, nonni e zii in primis e poi partner, cognati, generi, nuore e suoceri in secondo luogo.
La famiglia, soprattutto per noi italiani, ha un valore grandissimo e primario. Questo attaccamento alle radici arriva dalla religione e dalla società, che in Paese come il nostro si manifesta in legami certe volte fin troppo stretti, morbosi e invadenti. Chi ha viaggiato un po’ per il mondo lo sa; come viviamo la famiglia qui in Italia viene a volte ridicolizzato, ma anche ammirato da quei popoli dove questo legame è invece totalmente lasso, mancante o carente.
Nei nostri familiari c’è il ‘sangue del nostro sangue’ e sentiamo forte questo richiamo ancestrale, che arriva dalla profondità del nostro essere, dalle nostre cellule, dal nostro DNA. Siamo talmente influenzati da questi ‘legami’ che ne subiamo la traiettoria e ci ritroviamo spesso a seguire un silente ma inviolabile ordine che condiziona pesantemente le nostre scelte affettive e lavorative, a volte tanto sottile e subdolo da non essere percepito in modo chiaro. Andare fuori da questa traiettoria ci sembra un tradimento inaccettabile, qualcosa impossibile da attuare,
Purtroppo a volte alcuni di questi legami sono ‘velenosi’ e rischiano di rovinare, nel vero senso della parola, la nostra esistenza proprio a causa di quelle persone che dovrebbero amarci, o che dovremmo amare con tutto il nostro cuore.
Sicuramente, dall’elevato punto di vista dell’Anima, quel genitore – o quel figlio, o quella sorella, o quella suocera – lo/a abbiamo scelto/a per insegnarci qualcosa, sicuramente ci sta facendo vedere qualcosa di noi che non vogliamo vedere, sicuramente è un tassello importante che ci permette di evolvere più velocemente grazie alle difficoltà ed al dolore che averlo vicino comporta. Non entro in merito qui, in questa nota, del motivo profondo per cui abbiamo come parente una persona che ci fa stare male, oppure che noi facciamo star male: questo è un’analisi che è necessario ed è d’obbligo fare dentro di sé, ma che una volta compresa, non significa che possa guarire il rapporto e si trasformi in armonia e amore.
Quello che ho visto in questi giorni è la necessità di allontanarsi quando i rapporti diventano dolorosi e sofferenti. Quando, nonostante tutti i tentativi possibili, diventa impossibile salvare il rapporto. Quando gli effetti nocivi che derivano dal frequentare quel caro sono di gran lunga superiori al beneficio di stare insieme. Quando, nonostante tutta la buona volontà, non c’è davvero il modo di com-prendersi. Quando la comunicazione diventa univoca e ci si scontra con un muro di gomma. Quando la sofferenza fisica si manifesta ad ogni incontro o scontro o confronto.
Anche se sono ‘sangue del nostro sangue’, a volte è necessario un sano distacco da quei parenti che ci suscitano dolore, rancore, sofferenza, giudizio, disagio, svalutazione, odio, mancanza, frustrazione, mancato riconoscimento, anche se so tratta di un figlio o di un genitore o di un partner. Quando tentare il tutto per tutto non è servito a guarire la relazione malata, è giusto che ognuno segua la propria strada, con onore e rispetto di quello stesso sangue che ci unisce, ma che ci divide allo stesso tempo.
Per amore di sé stessi e con amore verso quel rapporto che non possiamo salvare.
Ingrid Cella – ingridlibra.com
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